Gaetano B.
Si chiama Gaetano, Gaetano cosa? Gaetano B. Forse B. è l’iniziale del cognome, ma il fatto è incerto. Gaetano è misogino e misantropo, Lui lo sa ma non gli interessa. È anche taciturno ed irascibile, sospettoso ed incostante. Però sa parlare alla materia. La materia è la sua fuga ed il suo rifugio, la materia è tutto il suo essere.
Legno, pietra, vetro, metallo, resina sono i sui amici, con questi dialoga di continuo, con questi allestisce opere che parlano, parlano di sé e di Lui. Delle sue opere è geloso, considero un privilegio essere accolto nel suo mondo separato. Colgo così le sue emozioni e colgo la sua emozione trasferita nella materia, così la materia parla per Lui. Lui tace ma sa cogliere nei miei occhi il barlume di stupore e di piacere per la materia che ha plasmato. È questa percezione forse, che mi ha condotto oltre il muro di diffidenza e di misantropia eretto per tutti, diffidenza e misantropia distribuita a piene mani. Così so che la madre è morta di parto, che è figlio unico, che il padre alcolizzato ha risolto da solo definitivamente i suoi problemi. Posso scrivere di Lui anche cose intime, perché Lui vive in un mondo separato.
Quello che succede nell’altro mondo non lo riguarda, non lo ferisce, non lo tocca, non gli importa. A volte mi stupisco per l’accoglienza che mi riserva nella sua diversità. Gliene sono grato. Con delicatezza gli comunico qualche stimolo, gli indico delle strade nuove, salvo fare immediata retromarcia se colgo delle resistenze. Gli fornisco anche materiali, quelli che servono per sviluppare la sua materia. Così Lui ricambia con opere, grato dell’apprezzamento che a queste riservo. Per Lui l’opera finita è la conclusione di un percorso, la butta alle spalle, rincorre una nuova idea, una nuova materia. Quello che stupisce è la bellezza e la forza espressiva delle sue composizioni. Composizioni in cui accanto a materiali antichi sa collocare materiali e manufatti nuovi creando contrasti e forme espressive imprevedibili. Dire che ho una esclusiva per le sue opere è dire una eresia, non esiste contratto, non esiste trattativa, non esiste niente. Carpe diem. L’impressione è quella di un rapporto personale di forza crescente, estraneo a rapporti conosciuti e tabulati. Al di fuori di codici civili o incivili, in una ricomposizione di rapporti naturali pre-sociali. Un rapporto che a volte, impaurisce come la inesplorata profondità dell’ignoto. Alla fine quello che scrivo sembra un bagno di retorica, però in questo bagno mi sono trovato pian piano. Io però vivo nel mondo comune, ed in questo mondo propongo alcuni oggetti di Gaetano, Lui lo permette perché quanto fatto è già uscito dalla sua sfera di interesse. Lui è tutto proiettato verso le cose da fare. Lui è anche duro con il suo cane, tratta la capra con inusitata dolcezza, tratta me a corrente alternata. Fosse nato adesso, in una famiglia normale, sarebbe definito autista, sarebbe stato curato, sarebbe stato ricondotto obtorto colo alla normalità. Però rifletto sul fatto che noi tutti godiamo di opere postume di persone poco normali.
Considero un privilegio disporre di sue “lampade-scultura”. Sono gli oggetti più convenzionali tra quelli che Gaetano ha creato e che io ho potuto vedere. Pian piano oggetti di maggior spessore ritengo possano essere disponibili da questa parte del muro.
(Testo di Antonio Menegon)
Opere in esposizione: