Celoria Donatella
Donatella Celoria nasce a Santhià il 12 marzo 1970.
Ha predisposizione artistica sin dall'infanzia che ha sfogo poi nella frequentazione del liceo artistico e successivamente dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove nel 1992 presso il corso di Pittura, diventa Maestra d'arte a immediatamente diventa insegnante di ornato disegnato presso il liceo artistico di Biella e socia della società Promotrice di Belle Arti di Torino. Sin dagli esordi partecipa a mostre e concorsi di pittura locali e in numerose città italiane in palazzi pubblici e gallerie nazionali ed internazionali ottenendo discreti successi. Dopo qualche anno dalla vincita del concorso Arte Mondadori nel 1998, abbandona, quasi completamente, per malattia, la pittura e solo dal 2011, riprende a pieno ritmo la propria attività. Da sempre è affezionata alla figura umana e alle sue rappresentazioni, pur spaziando tra innumerevoli esperienze. In particolare ama i volti, gli sguardi, ora presenti ora assenti, negati o celati, ricreando uno spazio senza tempo in cui le figure rappresentano una profonda solitudine facendo sì che chi guarda venga assorbito e proiettato nell'intimo del suo infinito. Ama studiare e sperimentare tecniche artistiche come l'encausto a freddo, da lei utilizzato per molti anni, la pittura a caseina e la tempera al l'uovo ed è attenta all'evoluzione della storia del colore. Attualmente sperimenta la pittura ad olio abbandonata per un lungo periodo. È eclettica in ogni forma artistica: pittoricamente affronta momenti in cui sente profondamente la pittura informale e materica e ama scrivere ai fini di esplicare maggiormente il suo stato d'animo.
«L'arte silente di Donatella Celoria accoppia un interesse per la sperimentazione di tecniche antiche o desuete, come l'encausto e la tempera a grasso animale, alla preferenza per una tipologia pittorica ben circostanziata, il ritratto su sfondo scuro di donne dotate di cappello, dove il copricapo limita intenzionalmente la possibilità che i volti si offrano a noi secondo una lettura di natura psicologica, prevalendo la rappresentazione, fascinosa e sfuggente, dell'intero genere femminile». Vittorio Sgarbi
Opere in esposizione: